ADRIA (RO) – ITALY - nel
Polesine, porta del Delta del Po
(da Wikipedia)
Secondo alcuni storici, si tratta della città che diede il nome al Mare Adriatico come ultima città siracusana. Le prime tracce di un insediamento nella zona dell'attuale città di Adria, risalgono al periodo tra il X ed il VI secolo a.C., quando i Veneti costruirono palafitte sul terreno paludoso che, all'epoca, si affacciava sul mare.
Secondo alcuni storici, si tratta della città che diede il nome al Mare Adriatico come ultima città siracusana. Le prime tracce di un insediamento nella zona dell'attuale città di Adria, risalgono al periodo tra il X ed il VI secolo a.C., quando i Veneti costruirono palafitte sul terreno paludoso che, all'epoca, si affacciava sul mare.
All'inizio
del VI secolo a.C. Adria era un semplice insediamento etrusco posto sul Mincio,
che all'epoca sfociava nel mare e seguiva quello che oggi è il corso del Canal
Bianco, allora chiamato Po di Adria, ed era retta da un sovrano probabilmente
scelto tra la nobiltà[senza fonte].
L'insediamento
(emporio) fu fondato dai Siracusani come Hatria o Atria durante le politiche
espansioniste. La serie di lagune presenti anticamente lungo tutta la costa
settentrionale, dalle foci del Po fino a Grado, rendeva sicura la navigazione
delle navi.
Per la sua
posizione strategica, Adria venne rifondata nel 385 a.C. come colonia della
potente Siracusa, nel quadro dell'espansione commerciale in Adriatico promossa
dal tiranno siracusano Dionisio il Vecchio. Le nuove colonie sorsero ad opera
degli avversari politici del tiranno, che vi stabilirono il regime democratico
che era stato cancellato nella madrepatria. Insieme ad Adria vennero fondate
Ancona, Issa ed altre.
Divenne poi
preda dei Galli, alleati e parte dell'esercito della città di Siracusa.
Il
progressivo interramento del delta del Po dalla Rotta di Sermide (VIII secolo
a.C.), che modificò il corso del Po che allora arrivava fino all'attuale
Ficarolo e poi piegava verso sud, allontanò la città dal mare rendendo sempre più
problematica la prosecuzione dell'attività portuale.
Al passaggio
delle invasioni barbariche, il porto di Adria aveva già perso la gran parte
della sua importanza, ma assunse il nuovo ruolo di importante bastione
militare, all'interno dei territori amministrati dalla Chiesa di Roma. Il
definitivo declino del porto di Adria avvenne in seguito alla rotta della Cucca
del 589, che sconvolse l'intera idrografia del territorio circostante.
Tra il VII e
l'VIII secolo Adria divenne un feudo vescovile indipendente da quello di
Ravenna. Dopo una parentesi in forma di comune, divenne un possedimento estense
e tale rimase anche di fronte all'espansione della Repubblica di Venezia.
Solo nel XVI
secolo Venezia ne assunse il controllo, quando ormai era poco più di un
villaggio in mezzo a una palude malarica.
Quando nel
Seicento iniziò l'opera di bonifica della valle polesana, Adria cominciò ad
assumere nuovamente importanza.
L'invasione
di Napoleone Bonaparte del 1796 portò tra l'altro Adria a far parte del
Distretto di Padova.
Con il
trattato di Campoformio del 1797 fece parte dell'Impero austriaco[4] in seguito
agli accordi di pace stipulati con Napoleone con lo scioglimento della prima
coalizione antifrancese.
Con un
decreto del 27 febbraio 1798 gli austriaci restituirono i diritti in precedenza
avuti dalla Serenissima e istituirono la Provincia di Adria.
Dopo la
vittoria di Marengo del 14 giugno 1800 i francesi tornarono. Dal 1802 al 1813
entrò a far parte della Repubblica Italiana, trasformata nel 1805 in Regno
d'Italia, amministrativamente incorporata nel Dipartimento dell'Adriatico con
capoluogo Venezia. L'invasione napoleonica non venne accolta positivamente;
maggior favore incontrarono gli Asburgo quando conquistarono il Veneto.
Sconfitto
Napoleone, in conseguenza della restaurazione operata dal Congresso di Vienna,
Adria dal 1815 fu inclusa nel regno Lombardo Veneto, sotto la Prefettura di
Rovigo. Gli austriaci, pur non essendo sempre benvoluti dagli adriesi,
migliorarono notevolmente le infrastrutture e la qualità della città, ma spesso
sostituirono nelle posizioni gestionali di importanza gli italiani con
amministratori austriaci.