lunedì 30 dicembre 2019

RAI 1 – PAESI CHE VAI – DOMENICA 29 DICEMBRE 2019 – ROVIGO, IL POLESINE, IL DELTA


UN VIDEO DI RARA BELLEZZA E PROFESSIONALITÀ 
CON IMMAGINI RIPRESE CON I “DRONI”
CONDOTTO DA LIVIO LEONARDI

Era il XVI secolo quando alcune importanti famiglie venete fecero realizzare, lungo le vie d'acqua del Polesine, maestose dimore che, con i loro eleganti portici, le imponenti scalinate e le grandi finestre, decorarono come "gioielli" tutta la campagna circostante. Prestigiose residenze che hanno aperto le loro porte alle telecamere di "Paesi che vai", programma che gode del Patrocinio del MIBACT.
Domenica 29 dicembre, alle 9.40 su Rai1, i telespettatori sono stati guidati da Livio Leonardi nella scoperta di queste Ville e delle nobili famiglie che le hanno abitate. Residenze edificate dai più grandi e rappresentativi architetti del tempo. Tra questi, il celebre Andrea Palladio, che ha lasciato in eredità una delle Ville più belle di questo territorio: Villa Badoer. Ma non solo: si scopriranno anche i segreti di Villa Morosini, di Villa Dolfin Marchiori e dei suoi illustri ospiti, mentre nei giardini di Villa Nani Mocenigo si incontrerà la "Principessa triste", che ha dato luogo ad una antica e suggestiva leggenda. Storie e atmosfere ricostruite, come in una fiction storica, da personaggi in costume d'epoca.
Oltre alle Ville di Fratta, Lendinara, Polesella, Canda, all’inizio e alla fine si ammirerà anche la “Piazza Grande” di Rovigo, con la sua loggia, torre dell’orologio, il monumento a Vittorio Emanuele II, la colonna con il Leone, simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia. In risalto la bellezza della Chiesa della Beata Vergine del Soccorso, nota come "Rotonda" di Rovigo. Un edificio religioso, che custodisce un ritratto della Madonna davvero miracoloso. Mentre dalla maestosa torre Donà del Castello di Rovigo si potrà ammirare la parte storica e dei suoi palazzi dall’alto.  
Livio Leonardi si spingerà, poi, sulle rive del Polesine, per scoprire un'eccellenza di questo territorio: la famosa Ostrica rosa. E non mancherà, infine, uno sguardo ai sontuosi panorami del Parco del Delta del Po, un vero e proprio mosaico di ecosistemi, dove la natura regna sovrana.
In questa parte del programma, identificata con il logo di Paesi che vai … “Eccellenze … che trovi – Sapori tinti di Rosa”, i protagonisti sono stati i coltivatori e produttori di mitili della Sacca di Scardovari, la laguna deltizia che si estende per 3.200 ettari tra il Po di Tolle e il Po di Donzella. Qui i pescatori allevano prodotti di eccellenza che arricchiscono le offerte agroalimentari regionali: le vongole veraci, le ostriche rosa e le cozze Dop. Un marchio di tutela giuridica attribuito dall’unione europea.
Infine, la ciliegina finale di Paese che vai … “Natura … che trovi”, “Tesori del Delta del Po”, protagonista lo scrittore Gianni Vidali ed il suo libro “L’Argine Racconta”, naturalmente con le immagini delle enormi distese d’acqua, degli aironi, dei fenicotteri e di altre specie di fauna acquatica. Visita nell’Isola di Scanno Boa, Isola dei Gabbiani, Isola della Batteria, sommersa a causa della subsidenza causata principalmente dall’estrazione del metano.



mercoledì 27 novembre 2019

VIDEO PIENA DEL PO NOVEMBRE 2019


IL PO A PONTELAGOSCURO (FE) – SANTA MARIA MADDALENA (RO), NEL VIDEO DE “LA NUOVA FERRARA”

Pubblicato oggi  27 nov 2019 in YouTube
La piena vista da vicino. Riprese eseguite in barca nel flusso del Po che sta attraversando Ferrara in queste ore, ingrossato dalle piogge dei giorni scorsi, con una portata d'acqua tra le più copiose degli ultimi anni. Invasa la sede della società sportiva Canottieri, a Pontelagoscuro, una barca semisommersa e infine la veduta maestosa, ad orizzonte, di un fiume che ha già causato le prime evacuazioni di residenti in golena (video di Filippo Rubin)




domenica 15 settembre 2019

IL DELTA DEL PO QUANDO IL SOLE TRAMONTA E RISORGE

IL DELTA DEL PO QUANDO IL SOLE TRAMONTA E RISORGE

Il video che segue è stato composto con foto di Diego Chini, Daniela Fabbri, Daniel Viviani, Daniela Simone Pasini, pubblicate nella pagina FB @delta del Po in questi ultimi mesi. Nel finale abbiamo inserito alcune immagini estratte da video del nostro repertorio.
Il tema è dedicato al sole ed ai colori del tramonto e dell’alba che nel Delta del Po assumono svariate sfumature, specialmente quando il sole si rispecchia nelle lagune formate dall’acqua del mare e da quella del fiume. Nelle lagune del Delta c’è vita e si svolge l’attività della pesca in tutte le sue forme, compresa quella della coltivazione di vongole, cozze ed ostriche, come fossero orti di terra.
Non è banale l’attività degli amici che si dedicano a questo tipo di fotografia considerando che il sole e l’acqua sono la fonte della vita di tutti gli esseri viventi terrestri e acquatici: in primo luogo, naturalmente, l’uomo. Il sole, così lontano, ma tanto vicino, fa crescere le piante che ci danno il cibo, ci dà l’energia per il funzionamento delle tecnologie e riscalda le nostre abitazioni.
In altri video abbiamo dato risalto a tutte le forme di vita di questo meraviglioso territorio. Una delle aree umide di acqua più vaste d’Europa che bisogna preservare e proteggere, creata dal fiume, e dall'opera dell'uomo che nei secoli ne ha regimentato le acque, bonificato i terreni e creato insediamenti. È un’area dove natura, storia, tradizione, cultura, arte ed “economia” si intrecciano e compendiano. È patrimonio dell’umanità ed è nell’elenco Unesco delle “Riserve Mondiali delle Biosfera”, dalla foce dell’Adige, in Veneto, alla foce del Reno, in Emilia-Romagna: il Delta “attivo” e il Delta “storico” con le medesime caratteristiche.
Pino Schiesari






martedì 3 settembre 2019

DELTA PADANO, FILM DOCUMENTARIO, 1951 - AUTORE F. VANCINI


Delta padano, film documentario, 1951 
(Autore Florestano Vancini)

È un video pubblicato in YouTube nel canale “Mi Ricordo il Delta” a questo indirizzo: https://youtu.be/I9-xNrN9ERI che ho trasformato in formato 16:9, che rispetto al formato 4:3 originale è più adatto agli schermi TV odierni. Con l’occasione ho anche messo un pochino di colore. Il video scaricato è stato ottenuto da una pellicola restaurata nel 1998 e trasmessa da RAI SAT CINEMA.
DUE ITALIE
Prima e dopo il 1951, e per molti anni ancora, la popolazione viveva in due Italie, quella delle città e quella delle periferie, nelle quali mancavano i principali servizi, come quello degli acquedotti e di case sane. Ma nel Delta del Po, la situazione era ancora più grave, dove le malattie del tifo e della tbc dipendevano anche dall'insalubrità delle paludi causate dalle frequenti alluvioni del PO. Ci son voluti alcuni decenni per debellare le malattie e sconfiggere la miseria, grazie anche alle grandi opere di bonifica ed alla riforma agraria che hanno creato migliori condizioni di vita anche nel Delta del Po. Nel video che segue una testimonianza di quel tempo. Protagonisti di questo film-documentario gli abitanti di Scardovari, Gorino e Goro.



Il video è anche in queste due pagine FB:
https://www.facebook.com/propolesine/videos/478338796292661/
https://www.facebook.com/deltadelpomab/videos/454048668777699/

Quella che segue è la presentazione del video originale in YouTube.

“È uno dei 36 cortometraggi realizzati dal ferrarese F. Vancini (1926) nel decennio 1949-59 e uno dei 3 (con Alluvione e Uomini della pianura) prodotti dalla Camera Confederale del Lavoro di Ferrara cui facevano capo altri giovani intellettuali della zona: Benedetto Ghiglia, Adolfo Baruffi, Massimo Felisatti, Fabio Pittorru e il pittore Carlo Rambaldi (alias Caramba). Girato tra Goro, Gorino e Scardovari, racconta, in cadenze di un documentario aperto alla fiction, la miseria di trecentomila italiani che vivevano ai margini delle terre più fertili del Nordest nella morta gora dell'inerzia provocata dalla disoccupazione, alle prese con le arcaiche condizioni di coabitazione e di igiene, la sottoalimentazione, le malattie (tifo, tubercolosi), l'esasperata attesa di una bonifica. Si sentono nel giovane Vancini le influenze di Flaherty, Visconti (La terra trema), Rossellini (l'ultimo episodio di Paisà), del cinema sovietico con qualche concessione alla retorica populista. Musica di Benedetto Ghiglia con canti popolari. Commento di Vittorio Passerini detto da Arnaldo Foà e Goliarda Sapienza. Da mettere accanto a Gente del Po (1943-47) di M. Antonioni (anche se i due titoli potrebbero essere scambiati) e a Quando il Po è dolce (1951) di R. Renzi e G.B. Cavallaro.”

mercoledì 21 agosto 2019

IL MAGNIFICO DELTA DEL PO NEL POLESINE - ITALIA

IL MAGNIFICO DELTA DEL PO 
NEL POLESINE

Un video con immagini del Delta del Po nel Polesine riprese da droni. Sono spezzoni di immagini tratte da video pubblicati in YouTube da Michele Balbo (https://youtu.be/ECbpuSJCM60), Natale Guerrini (https://youtu.be/2f45HhEW6VA) e in https://pinoschiesari.blogspot.com/2017/06/il-magnifico-polesine-ed-il-suo-delta.html
È il Delta visibile dall’alto. Immagini che sembrano disegni sull’acqua. Sembrano un altro mondo senza vita ed invece, scendendo a terra, ci sono strade, case, ponti ed alti argini per contenere le acque dei vari rami del PO. A mare ci sono spiagge gioiello frequentatissime e spiagge ancora incontaminate. Sulla costa pinete e rigogliosa vegetazione.
È una delle aree umide di acqua più vaste d’Europa che bisogna preservare e proteggere, creata dal fiume, e dall'opera dell'uomo che nei secoli ne ha regimentato le acque, bonificato i terreni e creato insediamenti. È un’area dove natura, storia, tradizione, cultura, arte ed “economia” si intrecciano e compendiano. Il 9 giugno 2015 l’Unesco ha inserito il Delta del PO nell’elenco delle “Riserve Mondiali delle Biosfera”, dalla foce dell’Adige, in Veneto, alla foce del Reno, in Emilia-Romagna: il Delta “attivo” e il Delta “storico” con le medesime caratteristiche.




POLESINE CAMERINI PORTO TOLLE (RO), 
UN’ISOLA NELLA PUNTA DEL DELTA DEL PO

“Parlare di Polesine Camerini come di una semplice frazione è abbastanza riduttivo; si tratta di una intera isola che, fino agli anni '50, contava, oltre all'omonimo abitato principale, anche diverse borgate di rilievo.
Lungo il Po di Tolle c'era Schiavon con la scuola, un forno e l'osteria, Busazza, Pellestrina e Forti, lungo il Po di Pila c'erano Ocaro con la scuola e l'osteria (oggi rinomato ristorante di specialità locali) e Pila di Polesine Camerini con la centrale del metano.
L'Isola di Polesine Camerini nasce all'incirca nel 1759 quando il Po di Tolle si sdoppia originando il Po di Pila e l'apporto di detriti dà vita a canneti, paludi e valli da pesca. In una mappa del 1798 l'isola è divisa in quattro zone: Polesine Ocaro (Ca' Viviani), Polesine Baiocchi, Ca' Mandrini e, forse, Busazza.
Nel 1859 gli austriaci erigono due fortezze sull'estuario del Canarin e presso Forti: si voleva impedire a navi nemiche di risalire i due rami navigabili del Po, intanto, tra il 1836 e il 1878 i Camerini acquistano l'isola con l'esclusione di Pellestrina e Forti. Del 1886 è la costruzione del grande palazzo padronale, tuttora esistente, delle stalle, dei magazzini e della vasta aia.
Inizia lo sfruttamento agricolo dell'isola che chiama braccianti da altri paesi. Una grave piaga, oltre alle malattie dovute alla precarietà delle condizioni di vita, erano le alluvioni: ben 16 tra il 1879 ed il 1966. Nel 1907 i Camerini costruiscono una idrovora a vapore e scavano canali d'irrigazione: l'agricoltura, allora soprattutto come risaie, iniziò a prendere il sopravvento sulle altre attività tradizionali quali la pesca e la caccia.
Quando negli anni '50 si profilò la riforma agraria, i duchi Camerini iniziarono a vendere le terre per costruire case ma dal 1952 l'Ente Riforma inizia ad espropriare i terreni per distribuirli ai contadini. Nel 1954 il paese dispone della chiesa, completa di campanile, dell'asilo, del teatro sociale, del campo sportivo e della piazza. È da ricordare che dopo l'ultima alluvione, nell'ambito dei lavori di ristrutturazione della piazza, era prevista l'istallazione di un monumento ma gli abitanti, visti i bozzetti, lo rifiutarono finanziando autonomamente l'attuale monumento ai caduti.
Fino a quarant'anni fa, l'isola era collegata al resto del Comune da un traghetto e da barche, nel 1957 fu aperto un ponte che però, dopo poco tempo si incrinò. Fu approntato allora un ponte provvisorio di barche e quindi fu costruito l'attuale ponte.” (http://www.comune.portotolle.ro.it/web/portotolle/)
Nel 1973 l'ENEL iniziò la costruzione della centrale termoelettrica, l'impianto sorge sulla riva destra del Po di Pila su un'area di 205 ettari.  L’impianto ha cessato le attività di produzione il 1° gennaio 2015.
Il 28 giugno, nella sede della Regione Veneto a Venezia è stato firmato il preliminare di vendita tra Enel e Human Company relativo all’ area, che diverrà un “VILLAGGIO TURISTICO” CON IL NOME DI “DELTA FARM” (vedasi il nostro post del 1° luglio 2019 e le notizie di stampa).
Nel video immagini ottenute da Google Earth e da video pubblicati in Youtube da @Damiano Salvatico e @Ermanno Marangon, fra queste quelle del Ristorante “Canarin”, vicinissimo all’ex Centrale.
Anche Enel ha pubblicato un video in YouTube dal titolo “La centrale di Porto Tolle vista dal drone”





VISITA VIRTUALE NELL'ISOLA DI ARIANO

Non più paludi, ma un territorio compreso fra imponenti arginature che costringono le acque del Po in tre dei cinque principali rami: il Po di Venezia, il Po di Goro e il Po di Gnocca. Tre i Comuni nell’Isola: ARIANO, dal quale prende il nome l’Isola; TAGLIO DI PO, che ha preso il nome dall’imponente opera del 1604 della Serenissima Repubblica di Venezia e CORBOLA, che richiama una antica misura di terra, necessaria per seminarvi una “corba” (cesta) di grano. Un piccolo tratto ad est, tra le foci del Po di Goro e di Gnocca è sul Mare Adriatico. La superficie complessiva attuale supera i 178 km quadrati; prima del 1600 la superficie era poco più di 36 km quadrati.
Nel 2017, nell’Isola vivevano circa 15.000 persone, ma nel 1936 erano più del doppio; facile intuire il motivo, anzi i motivi, comuni al resto del Delta del Po e del Polesine.
Il territorio fa parte del Delta del Po, del Parco Veneto omonimo e del più ampio territorio costituito dalla “Riserva di Biosfera Delta del Po” Unesco. La parte sud/ovest è lunga circa 45 km. da Santa Maria in punta a Bacucco, si estende per tutta la lunghezza del Po di Goro, il quale è anche confine tra le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna.
PONTI: a garantire il collegamento con il resto della provincia di Rovigo e con la provincia di Ferrara i seguenti ponti. Sulla SR 495 il ponte che collega il territorio di Adria ed attraversa il Po di Venezia lungo 1015 metri. Sulla medesima direttrice, il ponte che attraversa il Po di Goro nei pressi di Ariano, oltre al vecchio ponte che assicura il collegamento fra Ariano Polesine ed Ariano Ferrarese. Sulla Statale Romea SS 309 il ponte fra Porto Viro e Taglio di Po che attraversa il Po di Venezia lungo 1139 metri; sulla stessa direttrice, fra Rivà d’Ariano (RO) e Mesola (FE) il ponte che attraversa il Po di Goro. Il collegamento fra l’Isola di Ariano e l’Isola della Donzella, la maggiore fra le tre del Comune di Porto Tolle, è assicurato dal ponte che attraversa il Po di Gnocca o della Donzella, nei pressi di Cà Tiepolo, sede del Comune di Porto Tolle. Ma i ponti più caratteristici sono quelli nell’estremo Delta, i ponti di barche: quello di Santa Giulia sul Po di Gnocca e quello di Gorino sul Po di Goro.
Dal punto di vista idrogeologico sono presenti e ancora visibili dei paleo-alvei, antichi alvei del fiume Po abbandonati, inglobati nei fertili terreni circostanti. A testimonianza della giovinezza del territorio i terreni sono torbosi e diventano più sabbiosi man mano che ci si avvicina al mare. Sono ancora visibili, sopravvissute a dissennate attività di cava, alcune dune fossili, testimoni dell'antico confine col mare, formatesi più di 2.000 anni fa.
Sino alla costruzione delle grandi arginature nel XX secolo l'isola è sempre stata soggetta ad alluvioni sin dai tempi antichi. L'isola di Ariano non è stata coinvolta nell'alluvione del 1951; ha tuttavia subito in anni recenti due alluvioni, entrambe dovute alla rottura dell'argine sul Po di Goro:
il 20 giugno 1957, la rotta in località Ca' Vendramin allagò circa 7.700 ettari;
il 2 novembre 1960, la rotta in località Rivà allagò circa 800 ettari.
Il video che segue è opera mia, montato con foto e spezzoni di miei precedenti video, cartine ed immagini tratte da Google Earth. Purtroppo, per contenere i tempi di visualizzazione, ho omesso molte immagini, ma ho voluto dare risalto al Museo della Bonifica di Cà Vendramin e al sito di San Basilio, il primo quale testimonianza dell’immensa opera dell’uomo; il secondo per testimoniare che anche i territori del Polesine hanno “Storia” e passato al pari di altri territori molto più conosciuti e blasonati.




DAL DELTA A MELARA LUNGO IL PO NEL POLESINE

Una esercitazione grafica con GOOGLE EARTH

Google Earth è un software che genera immagini virtuali della Terra utilizzando immagini satellitari ottenute dal telerilevamento terrestre, fotografie aeree e dati topografici memorizzati in una piattaforma GIS. Il programma è distribuito gratuitamente dalla società Google.
I testi che descrivono i luoghi sono nel Portale Ufficiale del Turismo della Provincia di Rovigo:
http://polesineterratraduefiumi.it/pa...
I COMUNI NEL DELTA (in ordine alfabetico)
Adria - Ariano nel Polesine – Corbola – Loreo – Papozze - Porto Tolle - Porto Viro – Rosolina - Taglio di Po
I COMUNI LUNGO LA RIVA SINISTRA DEL PO (in ordine alfabetico)

Bergantino – Calto – Canaro – Castelmassa - Castelnovo Bariano – Ceneselli – Crespino – Ficarolo Gaiba - Guarda Veneta – Melara – Occhiobello – Polesella – Salara – Stienta - Villanova Marchesana



venerdì 12 luglio 2019

COME SI VIVEVA NEL DELTA DEL PO DAL 1927 AI PRIMI ANNI ‘70

DALLA GNOCCA IN GIÙ

Scene estratte dal film del polesano Maurizio Burgato di Porto Tolle (RO), dal titolo “DALLA GNOCCA IN GIÙ”, condiviso in Youtube in due parti dallo stesso autore nella sua pagina. Le due parti, complessivamente, hanno una durata di 108 minuti, mentre l’estratto dura 37 minuti. La voce fuori campo è in DIALETTO, ad eccezione delle scene riguardanti l’alluvione del 1966.



Le due parti del film originale risultano prodotte e trasmesse da “DìLucca” - la TV lucchese – canale 89 sul Digitale Terrestre, con il logo “I CORTI DI CORTE” – FEDIC (Federazione Italiana dei 
Cineclub). 
Per chi volesse guardare o condividere questi gli indirizzi in YouTube:

CORTI DI CORTE – PUNTATA 198 - MAURIZIO BURGATO - 

CORTI DI CORTE – PUNTATA 199 – MAURIZIO BURGATO - https://youtu.be/4uNyPfI3caw

Trascrizione della presentazione dell’Autore: 

“Il film è la rievocazione storica della vita della gente che viveva lungo il Po, da Gnocca a Santa Giulia del Comune di Porto Tolle, nel periodo che va dal 1927 ai primi anni ’70. Il protagonista è una voce fuori campo che racconta la sua vita; i ricordi gli tornano alla mente guardando vecchie foto e su queste immagini ripercorre tutta la sua vita a partire dalle storie sentite dal nonno. Il film è un omaggio ai nostri nonni e a tutto il nostro passato.”

Le avvertenze finali: “L’abbinamento delle immagini ai commenti non ha alcun riferimento a persone o vicende realmente accadute. I testi sono di Burgato Maurizio liberamente tratti da poesie, per lo più dialettali venete.”
****

L'immagine di anteprima, presente nel video, è stata riportata da una foto del 1927 e raffigura la via centrale di Santa Giulia. Molte di queste abitazioni sono state distrutte nel 1948 durante una manifestazione per chiedere abitazioni più salutari.

  




lunedì 1 luglio 2019

LA FUTURA "DELTA FARM" DI PORTO TOLLE - ROVIGO

L’EX CENTRALE DI PORTO TOLLE – ROVIGO SARÀ VILLAGGIO TURISTICO
CON IL NOME DI “DELTA FARM”


Il 28 giugno, nella sede della Regione Veneto a Venezia è stato firmato il preliminare di vendita tra Enel e Human Company relativo all’ area dove sorge l’ex Centrale Enel di Porto Tolle.

Human Company ha vinto il concorso di progettazione bandito dall'Enel nell'ambito del programma Futur-e per riqualificare 23 centrali elettriche in Italia, una delle quali è quella di Porto Tolle (RO) nel Parco Regionale Veneto del Delta del Po, dove il fiume Po raggiunge il mare Adriatico con i suoi cinque rami principali e altri secondari, Patrimonio dell’Umanità Unesco e principale area della Riserva della Biosfera Delta del Po.


Human Company è il gruppo toscano specializzato nel campo del turismo outdoor e non solo, con campeggi, villaggi turistici e ostelli all’avanguardia, in Italia e in Europa. È leader nel settore della ricettività all’aria aperta.



NEL VIDEO DI HUMAN-CORRIERE  
I PARTICOLARI DEL PROGETTO
(LE SPIEGAZIONI SONO IN LINGUA INGLESE)




L’apertura è prevista per la stagione turistica del 2023, perché prima l’ENEL deve smantellare la vecchia centrale e bonificare i terreni; sembra che l’Enel spenderà una trentina milioni per l’operazione, ma ricaverà 3,5 milioni per la vendita dei terreni (117 Ha dei quali 20 di boschi).

Human Company investirà complessivamente 60 milioni per fare aree destinate all'ospitalità open air (piazzole, case mobili), un centro sportivo multifunzionale, spazi per il benessere (percorsi, esperienze sensoriali e allenamenti rigeneranti). Previsto anche un centro visite per valorizzare le eccellenze ambientali e paesaggistiche e uno per lo sviluppo delle produzioni ittiche e agricole tipiche, affiancati da bar e ristoranti con specialità locali. Stimata una presenza media di ottomila turisti al giorno ed il lavoro per circa 400 persone; speriamo sia proprio vero, significherebbe il recupero ed oltre dell’occupazione del tempo della Centrale termoelettrica attiva, con ricadute economiche positive per tutto il Polesine.  

IMMAGINI ESTRATTE DAL VIDEO


















Il Delta attivo, un’area che comprende a nord il Po di Maistra (il Po di Levante, essendo regolamentato dalla chiusa di Volta Grimana, non può più dirsi veramente ramo attivo); a sud si diramano il Po Piccolo o di Goro, il Po della Donzella o Gnocca e il Po delle Tolle. Nella parte terminale il Po di Venezia viene chiamato Po di Pila che a sua volta si divide in Busa di Tramontana a nord e in Busa di Scirocco a sud; nella cuspide verso il mare il Po si chiama Busa Dritta e sfocia a Punta Maistra, dove c'è il Faro di Pila; quasi di fronte, sulla sponda destra, la vecchia centrale Enel, con la sua grande ciminiera, “l'edificio non in acciaio più alto del Paese”, che sarà riconvertito ad uso turistico e di riferimento per i naviganti.
Pino Schiesari

lunedì 17 giugno 2019

Delta Del Po - Acqua e Cielo, Nuove Terre, Natura e Vita



La più vasta e bella zona umida d’Italia e d’Europa, prodotta dall’azione costruttrice del Grande Fiume al suo incontro col mare Adriatico e della tenace lotta dell’uomo contro l’acqua. Il territorio comprende i cinque rami attivi della foce del Po, per un’estensione di 786 Km. quadrati. Terra giovane e in continua trasformazione, raro esempio di commistione di ambienti, regno incontrastato per un’infinita varietà di flora e fauna. Luogo magico e poetico con i suoi suggestivi paesaggi tra TERRA, ACQUA E CIELO; UN PARADISO ANCORA TUTTO DA SCOPRIRE.





sabato 15 giugno 2019

RAI 3 - ULISSE - DELTA DEL PO, LA PICCOLA OLANDA

RAI 3 - ULISSE - DELTA DEL PO, 
LA PICCOLA OLANDA
Il Post che presentiamo oggi è pubblicato nel blogspot “DELTA-PO” e contiene il video “SUL DELTA DEL PO”, trasmesso da RAI 3 in occasione della trasmissione del programma di “Ulisse, il piacere della scoperta, le meraviglie del Veneto”, condotto da Alberto Angela. Il sito, in ambiente Google, contiene i migliori video pubblicati in questa pagina FB.
Nel post abbiamo aggiunto testi ed immagini sull’origine ed evoluzione dell’attuale territorio deltizio, che può ricondursi orientativamente a 30.000 anni prima di Cristo, quando la linea di costa cominciò a protendersi verso il mare. Tra la fine dell’Età del Bronzo (X secolo a.C.) e l’inizio dell’Età del Ferro la linea di costa era pressoché rettilinea e il Po defluiva in mare principalmente per due rami, il Po di Adria e il Po di Spina. L’evoluzione e la modificazione dei vari rami del Delta è visibile nelle varie cartografie estratte da pubblicazioni del Consorzio di Bonifica Delta del Po. 


UNA IMMAGINE DEL VIDEO



GUARDA IL VIDEO DI RAI 3



L’origine dell’attuale territorio deltizio può ricondursi orientativamente al 30.000 a.C., quando la linea di costa cominciò a protendersi verso il mare.
Tra la fine dell’Età del Bronzo (X secolo a.C.) e l’inizio dell’Età del Ferro la linea di costa era pressoché rettilinea e il Po defluiva in mare principalmente per due rami, il Po di Adria e il Po di Spina (Figura 7).

Figura 7: La rete idrografica verso la fine dell’Età del Bronzo (Bondesan, 1990)
Durante l’Età Etrusca (VI-IV secolo a.C.), mentre il Po di Adria aveva una diramazione rivolta verso nord-est, chiamata Po delle Fornaci, che portava le acque del Po a mescolarsi con quelle dell’Adige, il Po di Spina si divideva, verso lo sbocco in mare, in due rami, l’Olana (l’attuale Po di Volano) ed il Padoa (Biondani, 2008; Figura 8). Col passare del tempo, mentre il Po di Adria era destinato ad interrarsi, il Po di Spina prevaleva su di esso: fino all’Alto Medioevo questa era un’area destinata ad una complessa evoluzione, in cui gli unici fattori erano quelli naturali e non antropici.

Figura 8: La rete idrografica durante l’età etrusca (Bondesan, 1990)

Nel Basso Medioevo la situazione risultava nuovamente cambiata: il Po di Volano si era proteso verso mare di 7,5 km rispetto al periodo etrusco-romano (Età del Ferro) e tutte le rotte dei vari rami deltizi del fiume iniziarono a confluire nel Po Grande, detto anche Po di Venezia.
Le successive variazioni del percorso dei rami principali furono dovute soprattutto alle rotte che si verificarono a seguito delle grandi piene. Per la storia del territorio di Rosolina ha un significato particolare la serie di rotte avvenute nel XII secolo presso Ficarolo (paese situato a nord-ovest della città di Ferrara). Le acque del Po iniziarono infatti a defluire nell’attuale alveo per sfociare nell’Adriatico presso Fornaci (nella zona attualmente compresa tra il comune di Loreo e Porto Viro, nella provincia di Rovigo).
Alla fine del Rinascimento la situazione risulta nuovamente mutata, da momento che la foce era ora costituita da tre rami principali, caratterizzanti il nuovo corso del Po: il Po di Tramontana, il Po di Levante e il Po di Scirocco (Bondesan e Simeoni, 1983; Figura 9
Figura 9: La rete idrografica alla fine del Rinascimento (Bondesan, 1990)
Nei secoli successivi i rami meridionali gradualmente si estinsero. Di fronte, infatti, alla crescita dell’apporto sedimentario del Po di Tramontana, che minacciava nel tardo Medioevo di provocare l’interrimento delle bocche meridionali della laguna, i tecnici veneziani della Repubblica della Serenissima decisero di realizzare tra il 1958 e il 1604 la deviazione, denominata “Taglio di Porto Viro” dalla località presso la quale è stata eseguita, verso sud est del tratto terminale del fiume.
Questo però fu solo il primo di tanti interventi idraulici di deviazione o occlusione di rami del Po. Seguirono infatti, da parte dei veneziani, interventi per ostacolare tutte le principali diramazioni rivolte a nord, prodottesi dopo il Taglio di Porto Viro, per stabilizzare i rami rivolti verso sud:
l’occlusione del Po di Tramontana (1612), il distaccamento del tratto del Po ad est di Donada ed infine l’ostruzione parziale del Po di Maistra (prima metà del XIX secolo) che fino al 1800 era il principale ramo del Po.
Con il Taglio di Porto Viro iniziò così la formazione dell’attuale delta con l’allungamento del Po e la formazione dei rami attuali (Figura 10). Il Po di Tramontana, la cui foce era collocata in corrispondenza dell’attuale Via Boccavecchia, a Rosolina Mare, gradualmente si interrò, e lo scanno derivato dal deposito di sedimento del fiume si congiunse con la terraferma, dando origine alla penisola di Caleri (Regione Veneto-Servizio Forestale Regionale per le province di Padova e Rovigo).

Figura 10: Immagini storiche del Delta del Po prima e dopo il Taglio di Porto Viro (Comune di Porto Viro)

Negli ultimi 100 anni il delta del Po è passato da una fase in cui prevalevano fenomeni fluviali che portavano all’avanzamento, ad una fase in cui prevalgono fenomeni marini che hanno portato all’arretramento con tassi superiori a 10 metri all’anno (Cencici, 1998).

La portata del fiume Po a Pontelagoscuro, punto di chiusura del suo bacino idrografico, dal 1807 al 2005 ha visto una lenta ma graduale diminuzione, passando da circa 1600 m3/sec a 1400 m3/sec (Zanchettin et al., 2008).

Attualmente il Po alimenta un delta che si protende a mare per circa 25 Km, su un arco meridiano di circa 90 Km, occupando una superficie di circa 400 km2, ed è bordato da un’ampia zona di prodelta sommerso, che si protende verso il mare per circa 6 Km a settentrione e circa 10 km nell’area centro-meridionale (Biondani, 2008). Sette rami principali costituiscono ora il sistema deltizio: Po di Pila, Po di Maistra, Po di Tolle, Po di Gnocca, Po di Goro, Po di Volano e Po di Levante.


Estratto dalla tesi di laura geol. Stefano Paganin

Evoluzione negli anni del territorio Deltizio



https://www.bonificadeltadelpo.it/02-header-menu/la-storia-del-territorio/cartografia-storica/

Il Delta prima della rotta di Ficarolo

Il Delta dopo della rotta di Ficarolo

Il Delta nel 1300

Il Delta nel 1550

Il Delta nel 1604

 Il Delta nel 1721

Il Delta nel 1793

Il Delta nel 1900

Il Delta nel 1950


sabato 18 maggio 2019

L’OPERA DELL’UOMO E LA STORIA DEL DELTA DEL PO


L’OPERA DELL’UOMO 
E LA STORIA DEL DELTA DEL PO

I testi condivisi da un lavoro comune dei due Parchi, quello Veneto e quello dell’Emilia Romagna.
II Delta del Po è un territorio costruito, nel corso dei millenni, dai sedimenti depositati dal nostro più grande fiume e ridistribuiti dall'azione del mare e del vento. L'uomo, nel tempo, ha assunto nell’evoluzione del Delta un ruolo sempre maggiore, fino a divenirne il protagonista quando, quattro secoli fa, ha realizzato il taglio di Porto Viro, dal quale ha preso origine il Delta Moderno. Oggi il suo compito è far riemergere, storia e natura di questo territorio, divenendone il custode.





mercoledì 15 maggio 2019

lunedì 11 marzo 2019

LE ANTICHE MURA, IL CASTELLO, LE TORRI DI ROVIGO

ROVIGO – CITTA’ MURATA

 LE ANTICHE MURA, LE PORTE DELLA CITTA’, IL CASTELLO, LE TORRI



La città di Rovigo pur non essendo compresa nel terrirorio della Riserva di Biosfera di recente riconoscimento da parte dell'UNESCO costituita dal Delta del Po, ha la medesima origine. Infatti 
l’abitato di Rovigo è sorto in epoca antica in un territorio acquitrinoso e paludoso protetto da un sistema di fosse che correvano parallele all’esterno della città e compreso fra i due principali fiumi d'Italia nella parte finale del loro percorso. 
La necessità di dotarsi di un sistema murario a presidio del centro abitato, si ebbe già dal XII secolo, in quanto il territorio fu oggetto di ripetute contese fra gli Estensi di Ferrara, gli Scaligeri di Verona, i Carraresi di Padova e la Repubblica di Venezia. Nel corso dei secoli il tracciato assunse la forma di un pentagono schiacciato. Dal XVI secolo le fortificazioni persero progressivamente di importanza e, in molti casi, vennero costruite abitazioni addossate all’interno o all’esterno delle mura. Oggi rimangono poche tracce visibili di questo antico manufatto di epoca medievale; quelle meglio conservate sono visibili alla fine di via Boscolo: si tratta delle mura che chiudevano il lato meridionale della città.









«Nel Settecento, Rovigo era circondata da un’ampia cinta di mura: cinque porte e un portello permettevano l'accesso alla città. Di queste porte soltanto due rimasero, quella di Sant’Agostino e quella di San Bartolomeo (o San Bortolo); le altre tre, cioè quella d'Arquà, quella di San Giovanni e quella di San Francesco, furono demolite nell’Ottocento. Il portello (così chiamato perché più piccolo delle altre porte) fu distrutto nel 1823. La porta di San Bartolomeo (o San Bortolo), che prende il nome dalla chiesa extra moenia di San Bartolomeo Apostolo, fu eretta tra il 1482 e il 1486, sotto il dogato di Giovanni Mocenigo, in coincidenza con il passaggio della città al dominio della Serenissima. Si tratta di una porta in cotto, a unico fornice, merlata e adorna di stemmi nobiliari. Il relativo arco è sovrastato su entrambi i lati da una cornice, secondo lo stile del Sansovino». http://guide.travelitalia.com/it/guide/rovigo/porta-san-bortolo/

LA TORRE PIGHIN
«Torre Pighin è l'unica torre di cinta rimasta a Rovigo. Originariamente la torre, avendo funzione solo di difesa, era aperta verso l'interno. Nel '700 è stata costruita al suo interno un'abitazione privata, conferendo così al monumento un aspetto veramente particolare. Torre Pighin è l'unica torre rimasta fra quelle che sorgevano lungo la cinta muraria di Rovigo. La torre aveva una funzione principalmente di difesa della città: la sua altezza altezza consentiva una maggiore comodità di avvistamento. La torre in origine era aperta verso l'interno della città, perchè aveva una finalità esclusivamente di difesa e non abitativa. Probabilmente al parte aperta era provvista di alcuni piani in legno, collegati fra di loro da scale a pioli. A seguito dell'evoluzione delle tecniche militari, la torre perse importanza e nel '700 fu trasformata in un'abitazione, aggiungendo la parete mancante. Nel corso del'800 e del '900 la convivenza di un'abitazione privata all'interno di una proprietà pubblica (la torre) rese spesso complicati gli interventi di restauro. Solo alla fine del '900 Torre Pighin è stata ristrutturata ed ora si può ammirare in tutta la sua particolarità».

IL CASTELLO E LE TORRI DONA’ E GRIMANI
«Intorno al 920 il Castello fu eretto dal vescovo di Adria, Paolo Cattaneo. Esso rappresenta il reperto urbanistico più antico della città. Ignoti sono il progettista e l’esecutore dell’opera; è invece certo che il Castello accolse la sede vescovile ed ebbe funzione difensiva contro le scorrerie degli Ungari. Si ritiene che, in origine, fosse una rudimentale fortificazione, composta da una torre cinta da una palizzata. La struttura fu poi modificata e ampliata, fino a diventare una vera e propria fortezza, cinta da mura merlate e da un fossato e dotata di ben otto torri. Vi si accedeva attraverso due ponti levatoi. Al centro della fortezza si elevava il mastio, tuttora esistente, chiamato Torre Donà: alta più di sessanta metri, essa è una delle maggiori torri medievali italiane. Nei pressi sorge la Torre Grimani, chiamata “Torre mozza” perché parzialmente crollata. Entrambe le torri sono pendenti. Simbolo della città, il Castello – che oggi prospetta su Piazza Matteotti – fu sempre considerato proprietà comunale. Quando, nel 1482, Rovigo si sottomise a Venezia, fu stabilito che la Serenissima dovesse mantenere, riparare ed eventualmente rifare – a proprie spese – le mura e le fortezze. Nel 1598 il Consiglio Rodigino concesse al nobiluomo Niccolò Denudo – a titolo di livello perpetuo – il Castello e le sue pertinenze, con l'obbligo di buona conservazione. Nel 1771 i patrizi Donà iniziarono la demolizione della torre col pretesto di pubblico pericolo, ma nella causa loro intentata dai cittadini, ebbero torto. II successore dei Donà, conte Marco Grimani, nel 1836, demoliva parte delle mura; ma la demolizione fu fermata dalle autorità». http://guide.travelitalia.com/it/guide/rovigo/castello-rovigo/

ALCUNE FOTOGRAFIE PRESENTI NEL VIDEO

Torre Grimani

Torre Grimani e Torre Donà vuste dal terrapieno interno al Castello

Porzione di mura di cinta del castello

L'interno della Porta di San Bortolo a sud della città

Porta San Bortolo

Torre Pighin - L'unica torre rimasta

Sia all'interno che all'esterno le mura sono state incorporate nelle abitazioni

Questa porzione visibile è nel retro di Via Luigi Boscolo

Porta Sant'Agostino - sia a destra che a sinistra le mura sono state sostituite o inglobate nelle abitazioni